domenica 11 agosto 2024

Fiamme ossidriche a Buchara.





Il tipo è identico a Martin Feldman, l'indimenticabile gobbo nello spassoso film Frankenstein Junior.
Lo abbiamo cercato gironzolando un po' lungo le strade sabbiose della Buchara povera, non toccata dallo straordinario sviluppo che ha invece ribaltato la Buchara monumentale e che, purtroppo, in solo una decina d'anni, ha quasi cancellato il fascino un po' agee che tanto ci aveva stregati le due volte precedenti.
Lo troviamo intento a saldare, che quello è il suo mestiere ed è per quello che lo cerchiamo.
L'occhio è  spiritato (capiremo poi perché) e pure molto strabico; dei calzoni di cotone, un tempo grigi ed ora di colore indefinito misto sabbia, gli fasciano le gambe magrissime.
La maglietta nera che indossa è bucherellata dalle scintille che, come piccole ed affascinanti stelle comete, zampillano copiose intorno a lui, ricadendo poi sui suoi piedi scalzi, dalla pelle di colore cartone scuro.
Di occhiali da saldatore nemmeno l'ombra.
Con mano esperta e veloce, circondato dal solito capanello di curiosi che immancabilmente si forma subito in questi posti, salda ciò che si era rotto in due moto.
All'inizio non vuole essere pagato e poi cede solo accettando qualcosa per bere alla nostra salute.
Noi scherziamo con lui dicendogli che, con questo caldo, ci vorrebbe una bella birra fresca che qui, però, per le regole religiose è difficile trovare.
Lui, strizzando gli occhi, ci dice che sa dove trovarla; un lampo strano gli si diffonde sul volto.
Prima di salutarlo gli chiediamo di saldare un'altra cosetta.
Annuisce ma ci abbandona entrando per un attimo nella casupola a fianco della sua bottega.
Una volta uscito, completa il lavoro.
Si rivolge a noi con fare furbetto e, strizzando ancora più gli occhi strabici, ci dice che in casa si è bevuto una birra.
Aggiunge poi che l'ha subito accompagnata con due bicchierini di vodka.
Ci saluta infine, soddisfatto e rilassato.
Mentre ci allontaniamo, dagli specchietti ci pare di vederlo rientrare di fretta in casa.

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