Ad Igor Savitsky piaceva da matti la corrente pittorica dell'Avanguardia Russa; di molti
di quegli artisti era amico personale.
Giunto nel 1950 da Mosca nel Karakalpakstan come archeologo e e disegnatore al seguito di una importante spedizione per il recupero di Khiva, si innamorò dei luoghi (e chissà, magari di una locale) e vi rimase fino alla morte.
Lontano dalle regole severe della capitale, convinse le autorità di Nukus a creare un piccolo museo di vestigia archeologiche ma anche degli amati quadri.
Ne raccolse oltre 10.000, a volte rischiando del suo nel rilevare tele di artisti caduti in disgrazia ed internati in Siberia. Compose però una collezione unica al mondo, oggi di valore inestimabile.
Il Museo Savjtski è definito il Louvre dell'Asia Centrale e non sono pochi coloro che per visitarlo sfidano i disagi del giungere in queste sperdute zone desertiche.
Stanchi, ammaccati ed impolverati, c'eravamo pure noi; ad oltre 6000 km da casa.
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