mercoledì 31 agosto 2016


E poi come è andata finire la storia?
Ci scusiamo con gli sparuti lettori di questo blog che (certo non angosciati ma solo desiderosi di avere formale conferma che finalmente queste sequela di post è terminata) si sono anche chiesti ma come c....l'hanno combinata con le moto? E con i bambini è andata bene, c'erano davvero oppure la sede indicata era quella di un commercialista che nel frattempo, incassati i soldi, se ne è andato alle Bahamas?
Rientrati in Italia e ripresi i normali ritmi lavorativi e familiari, abbiamo mancato di tempestivi aggiornamenti e solo ora cerchiamo placare la Vs. ansiosa (??!!) attesa di notizie.
Arrivati nel primo pomeriggio di giovedì a Bishkek (potete aggiungere "stanchi ma felici"), siamo solo riusciti, mangiando una bella pizza nel locale di Giorgio (grazie ancora a Te e Massimo per la degna accoglienza), ad impostare la successiva giornata di venerdì nel seguente modo: in mattinata accesso alla Dogana Centrale (per conseguire, semmai prevista dalle leggi kirghize in materia, l'autorizzazione a lasciare le moto sino al 2017), nel pomeriggio visita alla struttura del SOS Village, successivo ricovero delle moto in qualche posto sicuro e, poco dopo mezzanotte, partenza per l'aeroporto.
Programma di non poco conto, affrontato con molte angosce (troveremo la Dogana? come si comunica con i funzionari visto che tutti gli over 40 parlano solo russo, a noi sconosciuto? se un kirghizo arrivato a Roma,  chiedesse alla Dogana Centrale Italiana lo stesso documento, lo otterrebbe in giornata? con quali costi ed affidandosi a quale Santo?) ed alcune tranquillità (con i soldi eventualmente arraffati, il commercialista per tornare a casa dalle Bahamas dovrà vendere a basso prezzo ciò che di più caro ha nel fondo schiena...).
Alle 09.30 di venerdì 12.8 siamo in quello che crediamo sia l'ufficio competente ma, dopo circa un'ora l'usciere (gentilissimo e molto felice di farsi fotografare con noi) e le due funzionarie (ugualmente gentili e pure molto carine) ci fan capire che quello non è il posto giusto; fortuna vuole che in quel momento un azzimato giovane kirghiso di chiara genia cinese stia svolgendo una pratica nello sportello accanto a noi.
Le due funzionarie lo pregano allora di farsi nostro accompagnatore ed il giovane, di poche parole (ma in buon inglese) e, quantomeno all'apparenza, di larga disponibilità economica (titolare di importante agenzia? importatore di lussuose automobili? contrabbandiere?) ci fa un cortese cenno di assenso e poi, terminate le sue incombenze, ci segnala di seguirlo e sale su una scintillante e nuovissima Audi otto cilindri a benzina.
Preceduti dallo sfarzoso (valore in Italia ben superiore ad euro 100.00,00 euro) simulacro della ricchezza del businnesman del nuovo corso post sovietico, fendiamo il traffico cittadino e dopo una buona mezz'ora arriviamo nell'ufficio giusto ove il portiere, evidentemente ben conscio del potere del nostro accompagnatore, apre la porta blindata inchinandosi al passaggio di lui, del suo costoso orologio nonché dei suoi tre impolverati e sconosciuti accompagnatori. Il tipo ci porta in un ufficio ove intende lasciarci nelle mani di tre funzionari, mentre noi (ignari di cosa ci attende) gli chiediamo d'essere da lui assistiti nella pratica, ovviamente  con nostro compenso a suo favore.
Il tipo ci guarda in modo flemmatico (avrà calcolato che noi tre messi insieme potevano a malapena pagargli la pulizia del parabrezza dell'auto?) e si congeda con un sorriso e senza una parola.
Lasciati al nostro destino, ci armiamo di buona pazienza e mostrando le nostre carte, parliamo (??) con il funzionario capo che conosce solo la lingua del vecchio compagno Stalin. Arriviamo pure, con non poca vergogna, a mostrargli i vari disegnini da prima elementare ove, cercando di preparare in anticipo uno strumento di grossolana comunicazione, abbiam raffigurato la muta sequenza del nostro progetto (uomini+moto arrivano a Bishkek, uominisenzamoto prendono aereo per Italia, motosenzauomini restano a Bishkek fino al 2017 e così via ...).  Il burosauro guarda preoccupato
noi, le carte ed i nostri disegnini e, fortunatamente, anziché chiamare la neuro, chiede aiuto ad un giovane sottoposto che conosce l'inglese. Tempo un'ora ed il foglio di ingresso di ciascuna moto in Kirghiztan che recava l'obbligo di uscita dal confine nazionale entro il 09.09.2016, viene aggiornato con la nuova scadenza del 09.08.2017; magnifico! Abbiamo così un anno di tempo per organizzare la seconda tappa del nostro giro del mondo.
Il pomeriggio, affrontato già con il cuore leggero e gonfio di ottimismo, si chiude ancor meglio.
La Direttrice e le assistenti del SOS Village di Bishkek ci fan conoscere le strutture (14 case famiglie disposte  a raggio intorno ad una struttura centrale, tutte linde e con bei giardini. Se volete saperne di più internet Vi soddisferà)  e gli ospiti (accolgono circa 150 bambini, più della metà sono via per le ferie estive, i più grandi sono nella piscinetta lì vicina e i 40 più piccoli sono invece tutti intorno a noi). Veniamo ringraziati in modo caloroso e ben superiore a quanto loro donato (a proposito ringraziamo ancora Fraccaro Moto di Montichiari, il D-Store di Brescia, l'Agrifer Redini di Calvisano, l'Associazione Faedesfa nonché l'Ural Club Italia ed ogni suo singolo socio)  e ricaviamo la concreta certezza che in ciascuna di quelle 14 case famiglia ogni nucleo di bambini possa realmente trovare  quotidiana serenità e competente stimolo ad un percorso di crescita. Abbiam passato con loro dei bei momenti, gustando il tea e la tavola imbandita che ci avevano preparato, scherzando insieme ai bimbi con le magliette ed i palloncini che, con sorprendente abbondanza, uscivano dalla borsa di Omar e facendoci fotografare con gli ospiti più disinvolti.
Sarà bello rivederli l'anno venturo!
Questo perché (alla fine si riceve sempre più di quanto si offre) grazie a Voi  le nostre moto han poi trovato di che dormire, per un anno intero, proprio in una cantina della struttura del SOS Village!


mercoledì 17 agosto 2016


Il cielo è veramente terso ed i raggi del sole farebbero brillare, se non fossero completamente impolverate, le superfici di vetro e metallo delle moto. Di buon mattino abbiamo lasciato il nostro rifugio alpino per una divagazione ai 3.330 mt del Utmek Pass. Girate poi le moto, abbiam preso il percorso finale. Ora il nastro d'asfalto ha avviluppato nelle sue spire da serpente il possente ed immenso dorso della montagna e siamo in cima a quasi 3.600 mt. mentre dietro di noi le valli di Talas e di Suusamyr, che si biforcano nell'altipiano sottostante, poltriscono placide nelle prime ore del giorno. Noi guidiamo senza tirare le marce; scaliamo morbidamente, quarta, terza, seconda, ecco il tornante e poi nuovamente innestiamo le marce, dolcemente, mai sopra i 3.000 giri. Davanti al nostro manubrio e dagli specchietti vediamo un panorama che ha pochi eguali; il verde scintillante dei pascoli, solcato dalla spuma argentea dei vari torrenti, si chiude all'orizzonte con la catena innevata del Kirgizskij Chrebet, cui fa da cornice l'azzurro pulito del cielo. Tutto il fondovalle è punteggiato dal bianco delle numerose yurte dei pastori, che qui alloggiano nei circa tre mesi dei pascoli estivi di alta quota (gli jailoo); sparsi in questa immensità di verde, vedi poi cavalli, mucche e pecore che, quasi allo stato brado, si godono queste valli dell'Eden. Non abbiamo voglia di vedere la fine di questa salita, di questo sole, di questo viaggio; sappiamo che la nostra avventura sta finendo e vorremmo prolungare al massimo questi ultimi chilometri, per aver poi il piacere di farli tornare alla memoria per chissà quante volte. La salita è però terminata, la strada torna in piano e si dirige verso l'enorme barriera di granito scuro che sbarra il Tuz Ashu Pass nella sua interezza. Davanti alle nostre moto si apre lo stretto pertugio di una scura galleria che ci inghiotte in pochi secondi. Lo stacco non poteva essere più netto, dentro è buio assoluto e speri solo che la strada non sia troppo sconnessa; procediamo quasi a tentoni mentre, ancora lontano, uno strano ronzio inizia ad avvolgerci. Proseguiamo in fila indiana ed il rumore cresce ad ogni giro di ruota, divenendo via via un fischio lancinante. Sulle prime, anche perché sei concentrato ad evitare possibili buche, non capisci di che si tratta, poi ricordi che in questo antro scuro lungo pochi chilometri, erano morte nel 2001 quattro persone, avvelenate dai gas di scarico. Ora capiamo, sono le ventole, installate poi a tragedia avvenuta! Manca però una qualsiasi protezione acustica e ti pare di essere superato, a destra e sinistra, da due ambulanze a sirene spiegate. In un attimo siamo passati dal bello più assoluto ad un caos oscuro e frastornante. Arriva poi la fine del tunnel e la strada scende in picchiata con tornanti ripidissimi (degni dello Stelvio verso Trafoi), poi il fondovalle con gole strette. Ancora un'ora e siamo a finecorsa. Bishkek, 8800 km da casa!

domenica 14 agosto 2016

giovedì 11 agosto 2016

...qui mi dicono che a 11 km c'è un albergo... Renato alza gli occhi dal cellulare e guarda, un po' basito, noi due che siamo ancora più basiti di lui. Sono le 20.30 di mercoledì 10, abbiamo appena superato i 3.184 mt. dell'Alabel Pass ed abbiamo circa 80 km (diconsi 80!) di montagna, bellissima ma altrettanto severa,(tipo il Passo Spluga o Campo Imperatore) tra questa quota ed il successivo Tuz Ashu Pass a 3.586 mt. Fa veramente freddo, lo testimoniano i camini fumanti delle yurte e le giacche imbottite dei bimbi che, tra il timido e l'impacciato, ci salutano per strada. Presto sarà notte e non possiamo assolutamente permetterci di proseguire nel buio pesto (con tornanti non protetti e strada sconnessa) o di dormire all'aperto. La soluzione appena trovata da me ed Omar, parlando a gesti con un pastore, è di essere ospitati nel caravan ( vedrete le foto) che molte yurte offrono come rustico b&b; certo non si cena e quanto a comfort e pulizia...Era però quel po' di avventura che in fondo cercavamo e, piuttosto che una notte all'addiaccio, noi due siamo già convinti. La tecnologia (mappe scaricate in anticipo più gps che individua tua posizione attuale) del nostro Renato si rivela ancora una volta un aiuto magnifico; decidiamo di fidarci e proseguiamo. Esattamente all'undicesimo km, al bivio per Talas, troviamo un tetto caldo. Non è certo un albergo, ha meno di qualsiasi nostro rifugio d'alta quota per alpinisti. A noi però pare che sia il Danieli di Venezia; magnifiche pure le zuppe calde che ci servono poco dopo sul tavolaccio di legno mentre al nostro fianco i pastori giocano a carte con la cuoca. Non potevamo finire meglio il nostro viaggio!

mercoledì 10 agosto 2016

Ci temono, quindi ci controllano...




Samarcanda










Bukhara





Khiva




On the road...




Strada facendo...



martedì 9 agosto 2016

Insciallah, se Dio vuole! Ogni nostro programma è sempre stato preso con questo chiaro corollario: sempre che le cose non si mettano diversamente. Oggi era di gran moda il ...diversamente. Ci sian mossi da Pop, paese a circa 50 km da Namangan, ove arriviamo dopo aver avuto ben due, lunghissimi, controlli di polizia. Niente infrazioni questa volta, ogni centro abitato o snodo stradale dell'Uzbekistan ha posti di blocco con transenne, bande chiodate o dissuasori alti almeno 25 cm
Rallentare sino ad esser quasi fermi è obbligatorio. Lo stop decisivo lo decide il pula. Noi in 50 km abbiam pescato due jolly. Poi arrivati in vista della ns. frontiera, terzo controllo ove ci dicono che è stata improvvisamente interdetta agli occidentali. Consultazione con i poliziotti ed emerge che dobbiam tornare sui nostri passi ed entrare molto più a sud. Così facendo collezioniamo altri 4 controlli (Omar addirittura 5); evidentemente c'è qualche tensione o pericolo che non conosciamo. Succede così che i resti di quello che poteva essere un tonico drappello alla conquista, alle 10.30, di Tash Kumyr, caracollano stancamente in Osh alle 20.30. Oltre all'ingresso in Kirghizistan (ultima frontiera!) due sole le note positive: forse avremo permesso di sosta delle moto per un anno e, in secondo luogo, domani vari passi di montagna oltre i 3.500 mt. In entrambi i casi ...insciallah!

lunedì 8 agosto 2016

Valle di Fergana, circa 100 km dal confine con il Kirghizistan, dieci di sera, internet caffè di un imprecisato paesino di campagna. Abbiam dedicato la mattina alla visita di Samarcanda e, per quanto la strada non fosse male, una notte veramente buia ci ha colti che mancavano ancora 50 km a Namangan. Abbiam deciso di fermarci perché, ancor più che altrove, i rischi erano altissimi: mucche, asini, pedoni, biciclette ed auto, tutti privi della minima fonte luminosa, emergono dal buio a circa un metro da te. Evitato l'evitabile, giustificate le prime due categorie e mandate affanculo le altre tre, la decisione viene presa: a costo di dormire in sacco a pelo ci si ferma. Al primo crocchio di persone chiediamo indicazioni, in pochi minuti da cinque che erano diventano trenta. Ognuno ha la sua sensata proposta che ascolti educatamente. Il problema, non piccolo, è che parlano tutti insieme. Ad alta voce. In uzbeco o dialetto uzbeco. Li guardiamo sorridendo e, a gesti, chiediamo che ci portino loro. Il più veloce è un ragazzo con moto MZ (bicilindrica di certo pregio, due tempi, credo di 350 c.c.) cui non pare vero di far tirare il collo a tre moto ben più potenti. In un batter d'occhio, schivando anatre galline e cristiani (o mussulmani) giungiamo ad una locanda. Dopo mangiato, scopriamo che pure la profonda campagna uzbeca è irresistibilmente attratta da internet. Età media bassissima ma molto numerosi i frequentatori, cui si aggiungono tre signori brizzolati (noi) che rassicurano casa. Da domani si entra in Kirghizistan con l'intenzione di fare tre giorni negli alpeggi di alta montagna (per i curiosi cliccate lago Song Kul o caravanserraglio Tash Rabat). Facilmente non ci sarà alcuna copertura internet. Ma non temete, lassù saremo meno in pericolo che tra questi matti in pianura!

domenica 7 agosto 2016


Samarcanda!! Una meta che da sola vale il viaggio, per la bellezza ed il fascino del Registan o del mausoleo di Guri Amir (per non parlare degli altri splendidi monumenti) nonché per l'atmosfera misteriosa che evoca il suo solo nome (carovane nel deserto, schiavi, mercanti sulla Via della Seta, Roberto Vecchioni etc. etc.). Ci siamo arrivati dopo quasi 300 km, la giornata è stata ancor più calda del solito ed abbiamo apprezzato, una volta di più, le doti tecnologiche di Renato che ha scaricato sull'iphone l'intera mappa da Brescia a Biskek. In questo modo non c'è bivio che ci veda incerti o grande città ove perdersi alla ricerca di dove dormire. Il nostro uomo è una vera risorsa, a volte pare perso nei suoi pensieri ma al momento del bisogno puoi contare su di lui. E' poi sorprendente come resista alla fatiche di moto, lui che (a differenza mia e di Omar) durante l'anno non è sempre alla ricerca dell'occasione per un giretto od un girone. Misteri della passione motociclistica.

Strade kazake...






Ma chi ve lo fa fare, dirà qualcuno. La domanda è legittima ma se questi ci avesse visto quella sera sul tapchan a Kungrad mentre si rideva e scherzava, tirandoci per il sedere a vicenda per chi aveva la moto più "concia" (tutte e tre hanno sofferto) o la tuta meno lurida, forse un po' ci avrebbe invidiato ed un po' capito. A noi piace andare in moto, meglio se per strade che pochi frequentano, ci piacciono queste immersioni nel mondo che non conosciamo che sono un po' anche dei viaggi dentro noi stessi. E poi abbiam visto Kiva e Bukara (bellissime, cliccate per credere) ma siamo arrivati fin lì per gradi, con le nostre forze, attraversando (come fecero Alessandro Magno, Gengis Khan, Tamerlano ed i tanti che li seguivano) le acque color fango del fiume Amu Darya, vedendo nei canali vicini bimbi felici che emergevano, per poi rituffarsi, da quel caffelatte, giocando con i palloncini loro regalati da Omar. Ed abbiamo sorriso al tipo che, versandoci da un secchio la benza, ci diceva (senza alcuna ironia ma solo con stupore) ...ma sei vecchio.. Ed abbiamo capito (cosa che un aereo ci avrebbe nascosto)come possa esser bello, dopo tre giorni di deserto, tornare ad attraversare con la tua moto campi coltivati e filari di piante.

sabato 6 agosto 2016

Era quindi buio da un pezzo (non ci eravamo fatti mancare pure due ore di attesa della preziosa benzina, acquistata al mercato nero, visto che i distributori da anni funzionano a singhiozzo) quando i fari hanno inquadrato una piccola chaykhana (una locanda) a bordo strada nei pressi di Kungrad. Lì, sdraiati sul tipico tapchan (piattaforma quadrata alta circa 40 cm. munita di tavolino centrale, tappeti e cuscini) abbiamo quindi cenato e poi dormito.

Un asino contromano in corsia di sorpasso! C'è pure questa tra le mille traversie incontrate tra Atyrau e Bukara (ci siamo arrivati stasera, 6900 km da casa). Per asino non ci si riferisce ad un deficiente che, magari ebbro o peggio, ha sbagliato senso di marcia; si parla proprio di un ciuco che, con regolamentare carretto retro traportato, se ne sta tranquillamente (??!) fermo in corsia di sorpasso, legato con corta cavezza dal previdente padrone uzbeco, alla divisoria tra i due sensi di marcia di una tangenziale. Sulle strade percorse in Asia Centrale devi avere cento occhi perché il pericolo, anche il più strano, è sempre in agguato. La conoscenza del Codice della Strada ci ha certamente aiutati; con Omar e Renato non abbiamo rimpianto le sere di studio della materia che poi, a ben vedere si risolve in due articoli: il primo (l'unica regola alla circolazione è che non ci sono regole) ed il secondo (il più grosso vince). Forti di tali basi abbiamo quindi affrontato senza batter ciglio asini, sorpassi a destra o a tre veicoli, mezzi che pur viaggiando in senso opposto al tuo ritengono preferibile occupare la tua corsia, veicoli che preferiscono viaggiare a luci spente anche di notte etc. Come già ieri si anticipava, abbiamo avuto giorni pesanti. Usciti da Atyrau abbiamo trovato una strada infernale con buche spaventose, cordiale segnale di buon vicinato del governo kazako ai "cugini" uzbechi. A questi ultimi, commossi dal bel gesto, non è parso vero poter così rinsaldare la reciproca inimicizia con una dose quasi tripla di benvenuto, preparati da controllo doganale di almeno tre belle orette. Entrati in Uzbekistan dopo tale lunga attesa, abbiam percorso solo 30 km per trovare poi una nuova sbarra. Questa volta era la regione autonoma del Karakalpakstan che voleva vedere se l'odiato governo centrale aveva svolto bene i controlli. Chi va in moto sa bene come è tribolata la procedura di spegni la moto, mettila bene sul cavalletto - con i bagagli che abbiamo poi -, togliti i guanti - c...sono appiccicati come piovre alle mani sudate -, togliti il casco, il giubbino, prendi i documenti etc. Chi conosce queste cose può quindi capire perché i tre attoniti karakalpakstani ci hanno detto di avere imparato parolacce che non conoscevano.

venerdì 5 agosto 2016

Notte in "autogrill" sulle strade della Death Valley; ovvero come fare 1300 km nel deserto e sentirli tutti. Cari lettori queste note vengono postate solo ora ma si riferiscono alla giornata di ieri. Proprio alla vigilia della partenza da Atyrau scambiando un messaggio con Giorgio gli avevo detto che non ero molto ottimista; sapevo infatti che per arrivare a Kiva era tutta una zona desertica (guardate la cartina o Google maps e vedrete che la strada è una retta pressoché perfetta sempre parallela ad una linea ferroviaria). V'era poi, come la fedele Lonely segnalava, una situazione di tensione tra la regione autonoma del Karakalpakstan (zona di ingresso in Uzbekistan) ed il governo centrale. Come vi dirò poi è stata una trasferta laboriosa. Ora vado però a vedere il tramonto su kiva (qui sono le 20) ed a festeggiare il cortese polacco che mi ha spedito a casa il portafogli (con pure i soldi!) da lui ritrovato.

mercoledì 3 agosto 2016

Visita alla forneria kazaka, qualcuno lavora, non come noi...




Lavoro d'equipe... (Chief Omar...) ...


Altro Kazakistan





Ingiustamente perseguitati dalla polizia kazaka...



Omar è uomo dai molti talenti. Che fosse un ottimo motociclista lo sapevamo già. Avevamo pure ammirato la portentosa cura ricostituente con cui quasi da solo (con qualche aiuto di Silvio) aveva messo a nuovo un KLE pagato solo trecentocinquantaeurini. Oggi l'abbiam visto all'opera come affabulatore, molto efficace, di poliziotti. Pure lui infatti, il quel momento capofila, era stato fermato per eccesso di velocità. Al contrario di me, con posizione più ferma, rimandi calcistici abbondanti e millantata impossidenza è riuscito ad essere perdonato. Giusto per marcare ancor più la differenza, nel pomeriggio ha smontato in un' ora tutto il posteriore della sua moto per consolidare la marmitta ormai crepata. Questa è stata legata con filo di ferro con tecnica uguale a quella usata per salame e spago. Nell'opera si è distinto anche Renato, nominato sul posto aiuto norcino (per aiuto meccanico il passo è più difficile).

Deserto kazako...


Non so se è capitato anche a voi. Quando avete una sensata e conveniente idea da proporre, è sempre molto difficile trovare qualcuno che si convinca ad aderirvi. Quando invece l'idea è proprio strana, allora sono sempre molti gli svitati che, entusiasti, spintonano per farne parte. E' stato così con il giro del mondo in moto a tappe, idea nata nel 2012 quando in sei avevamo creato un condominio per due moto in Asia Centrale. L'insipienza di un cretinetto (a volte capita, purtroppo, di trovarne) buttò tutto all'aria quando le moto erano già a 10.000 km dall'Italia e c'era gente disponibile ad aiutarci per tenercele conservate per un anno. Le amicizie coltivate in quegli anni a Bishkek (a proposito grazie di cuore in anticipo) ci consentono di riprovarci quest'anno. Siamo io, Omar e Renato, doveva esserci anche Valerio ma una serie di sfortunate coincidenze da gennaio in poi l'hanno convinto che questo non è un buon anno e che ci sarà solo dal 2017 (Vale ci contiamo!). L'idea è semplice: fare ogni anno un po' di strada, lasciando le moto in qualche posto, riprendendole poi l'anno successivo. In tal modo anche chi non riesce a "staccare" per un anno intero, ha sempre un sogno concreto da coltivare (quest'anno lasceremo le moto a Bishkek e da qui, nel 2017, prenderemo la strada per la Mongolia. Per il resto si vedrà). Eccoci dunque per strada e vi diciamo ora come è andata oggi: siamo da poco a Beyneu, ad un' ora di strada dal confine tra il Kazakistan e l'Uzbekistan; strada fortunatamente buona, caldo ancor maggiore di ieri. La fortuna della strada è stata compensata con una contravvenzione presa dal sottoscritto (ne ho prese in ogni parte del mondo) che in pieno deserto, non osservava i limiti di 50 kmh imposti formalmente per una semicurva dove, forse, riesci a piegare se vai 4 volte più forte. La ragione del cartello è in realtà quella di creare la zona di pesca per lo sceriffo del posto e, infatti, io ed un russo abbiamo subito abboccato! Due spagnoli giunti stasera nella nostra locanda, hanno avuto identico trattamento poco dopo; in mattinata ne avevano presa un'altra!
Cari amici, vi diamo ora un aggiornamento della " Hit Parade canzoni nel casco 2016"
Resiste ai primi posti All togheter now che, come già nell'edizione 2014 (20.000 km in un mese tra Iran e San Pietroburgo), cantata a squarciagola consente di evitare pericolosi abbiocchi alla guida. Ognuno ha ovviamente il proprio ma, guidando ogni giorno 10/12 ore, è tra i più diffusi il metodo...canta che ti passa (e se non passa fermati per un thea - qui di caffè è meglio non cercarne - od una bibita). Oltre a tenerti sveglio, cantare in moto ha altri vantaggi, il principale è che non ti sente nessuno ed eviti figure di m... V'è poi la possibilità di sperimentazioni acustiche, tra le quali emerge il metodo surround, vera raffinatezza tecnica che fa apprezzare differenze dei bassi a seconda che la visiera sia aperta o chiusa. Quest'anno però il primo posto è seriamente conteso da Il Cielo in una Stanza che consente romantiche divagazioni con il pensiero che torna a casa..ciao ho voglia di vederti, trovo bello (ed anche eroico) che tu sia riuscita a sopportami per 25 anni, ci vediamo il 13 magari già in aeroporto. Un bacio.

martedì 2 agosto 2016

Non è ISIS, è il benzinaio...


Oro nero!


Kazakistan