venerdì 22 agosto 2025

Khargush Pass. Ovvero come rogne italo/tedesche possano allinearsi in altro Continente.






Scusate il ritardo nel resoconto e riannodiamo il filo del nostro viaggio.

Siamo arrivati di sera a Langar, nella simpatica e rurale "Homestay Arsen"; all'imbrunire ci viene servita sulla chaikhana un'ottima cenetta e la luna splende ormai nel cielo quando realizziamo definitivamente  che l'Africa Twin di Luca è troppo singhiozzante per affrontare la tappa di domani.

Il problema è la pompa elettrica della benzina ma non ne abbiamo un'altra di ricambio. La moto funziona ad intervalli: 10 minuti si ed altri 50 no, a serbatoio pieno pare andare meno peggio ma la devi rabboccare già dopo 1 litro consumato. 

Non sempre, però, questo è solutivo. e domattina ci attende una tappa molto pesante.

Avremo sterrate pochissimo  frequentate e parecchio dissestate, grandi dislivelli su e giù per vallate deserte, i 4.400 mt. del Khargush Pass, un guado infido in uno stretto e pietroso imbuto a gomito, zero case e benza fino all'arrivo (se va bene non prima di sera) a Murghab.

Luca si sente responsabile verso noi tre e, più saggio, non ascolta i nostri ottimistici e speranzosi programmi ...partiamo e poi vediamo, al limite ci accamperemo per strada...

Chiediamo aiuto al padrone di casa e la mattina successiva, dopo ricca colazione sempre in giardino, arriva non troppo presto (qui non disdegnano dormire un po') una vetusta camionetta UAZ, 4x4 e di rigoroso colore verde oliva.

L'Africa Twin recalcitra e ci guarda allarmata, i fari tondi appaiati paiono due occhioni fuori dalle orbite mentre ci grida ...io su quel "coso" mi rifiuto di salire...

Ed invece, un'oretta dopo, poggiata un po' di sbieco e legata stretta stretta come un salame, eccola  ballonzolare sulle prime pietre del nostro tragitto, una parte sospesa nel vuoto sul pianale posteriore aperto.  

Si parte e....facciamo un bel salto nel passato: 

-Bari (Italia) anno 1992, Salvatore ha comprato una fiammante Africa Twin RD04 e scorazza per mesi sulla litoranea, poi ad agosto parte per la Grecia con la nuova ragazza conosciuta al tramonto avanti al magico Duomo di Trani. La sposerà subito dopo ed arriveranno tre figli; la moto diventa un lusso eccessivo. Dopo vari passaggi di mano, 30 anni dopo la sua moto arriva a Brescia, comprata da Luca che, dopo attenta revisione, parte con lei nel 2022 verso l'Asia Centrale ed un giro del mondo a tappe annuali, circa 20 giorni di viaggio ogni anno. 

-Stoccarda (Germania) anno 1994, ad un anno dal lancio, Hans compra l'ultima versione della Africa Twin, la RD07; è già sposato ma non ci sono figli e con sua moglie parte subito per Capo Nord. Dopo più di 30 anni e dopo quasi 100mila km Hans, ormai  anzianotto, ha ancora la sua  Africa ma, in due giorni, decide di slancio di svenderla a Thomas, un 22enne biondo e segaligno, con due baffetti alla D'Artagnan. L'ha conosciuto su internet e si è appassionato al sogno di Thomas: partire da Stoccarda e, con  un viaggio di 2/3 anni, arrivare senza fretta sino in Nuova Zelanda. Passano varie sere a parlarne insieme ed a sistemare la moto; poi a giugno 2025 Hans e moglie salutano la loro Africa Twin che parte per l'ignoto cavalcata da Thomas.

Ora usciamo dalla macchina del tempo e torniamo ai giorni nostri: mattina del 5 agosto 2025, Tajkistan, ultimi lembi della Wakhan Valley, sterrata da Langar verso Murghab.

Sono le 11.00 ed il sole ha ormai sgombrato le nuvole del mattino; buon per noi che non abbia picchiato  forte, lasciandoci attraversare il guado quasi in secca.  Noi si temeva di trovarlo gonfio delle acque del disgelo; passaggio impegnativo che ci avevano descritto giorni prima.

Noi con le 3 moto precediamo di mezz'ora la UAZ che, condotta a turno da due tagiki, avanza lentamente trasportando pure Luca e la sua A.T. RD04.

...continua...

giovedì 7 agosto 2025

Corridoio afgano-tagiko.





















La Wakhan Valley è una delle aree più fertili dell'Asia Centrale ed è pure sempre stata snodo necessario per le carovane tra le zone asiatiche centro settentrionali e quelle meridionali. Proprio per questo da millenni è bramata e contesa, nonostante sia in una zona davvero disagevole alle pendici del Pamir, nei territori oggi di Tajkistan ed Afghanistan, oltre ad una piccola zona in Cina.
Scene bucoliche.
Ma pure scene di pesante controllo militare.
Partiamo dalle prime: non appena iniziamo a risalire la valle, da Korogh verso Iskashim e Langar, abbiamo alla nostra destra il fiume Pany, ancora gonfio e vorticoso nonostante il disgelo sia quasi al termine.
Man mano che saliamo (la valle si sviluppa dai 3000 mt. fino a superare i 4500 mt.) i campi verdeggiano e rilucono intorno a noi mentre dalle case rurali entrano ed escono animali e persone per le quotidiane incombenze.
In molte zone i canali alimentano risaie e marcite; in queste ultime i bovini pascolano beati.
Tutto l'insieme mostra una campagna ben condotta e curata.
Il fiume divide due Stati. 
Noi che lo abbiamo alla nostra destra siamo in Tajkistan; sulla sponda opposta, per 200 km e più, c'è l'Afghanistan.
Ad un ignaro spettatore può sembrare una valle unitaria ma un occhio più consapevole vede le carenze di una nazione da oltre 40 anni teatro e vittima di guerre e rivoluzioni. Nel lato afgano, quindi, case, strade ed infrastrutture sono molto precarie.
Questa valle l'avevamo già percorsa nel 2013 e la novità è stata di vedere oggi il lato tagiko completamente armato, con tre grandi caserme ad inizio valle, a metà e verso la fine. 
Lungo tutta la strada poi, centinaia di postazioni costituite da muretti a secco di semplici rocce, dietro le quali i militari possono controllare al sicuro e, all'occorrenza, sparare.
Lungo la strada e per tutto il percorso quotidiano incrociamo drappelli di militari armati che pattugliano la sterrata che costeggia il  fiume.
Una novella linea Maginot, quasi cent'anni dopo.
Da chi vuole difendersi il Tajkistan?
Forse non da una improbabile aggressione afgana ma dalle potenti bande dei trafficanti di stupefacenti che prosperano ed imperversano in queste zone, tra le prime al mondo per la produzione di stupefacenti.
Ad Iskashim incontriamo casualmente il Governatore della Provincia di Korogh, un bell'uomo con un perfetto completo blu di taglio occidentale. Nel capanello di persone che lo circondano, scambia due parole con noi, apprezzando i tanti turisti che sempre più vengono in zona  Gli diciamo che solo una dozzina di anni fa non vedemmo un militare e lui sorride e taglia corto dicendoci... è molto meglio adesso...
La sera poi arriviamo a Langar, dove dormiamo alla "Homestay Arsen" presso una simpatica coppia con tre vispi bambini di 12, 9 e 4 anni. Sono semplici contadini ma loro ed i due figli più grandi si rapportano con noi in inglese. Lo studiamo tutti insieme in casa le sere d'inverno ci dicono. E tu pensi che, nonostante le difficoltà date da un alfabeto diverso dal loro cirillico, questi hanno un inglese meno basico del tuo.
Ci servono la cena sulla chaikhana all'aperto, in turni veloci perché c'è una dozzina di altri ospiti, tutti camminatori, coreani ed italiani.
Su quella stessa chaikhana la coppia dorme la notte; evidentemente hanno ceduto anche la loro camera da letto.
All'aperto quella notte il termometro sarà sceso a + 5 ma... gli affari sono affari e certe occasioni non si devono rifiutare!
P.S. Quella sera a Langar ha cessato di marciare un'Africa Twin; nei giorni successivi ci ha seguiti caricata su furgoni.


mercoledì 6 agosto 2025

Claudia Cardinale


Ha albeggiato da poco e le moto vanno verso Khorog, verso l'impegno che Vi abbiamo detto.

Da una casa di campagna sulla destra la vedi uscire ed è più che splendida; è una ragazza di bellezza rara, la leggera tunica di seta o cotone è di colore amaranto, arabescata ma castigata come usa qui. Non puoi non notare, ad ogni modo, che ha fattezze perfette.
Ricorda molto Claudia Cardinale.
I capelli lunghi e scuri fanno corona ad un viso sorridente, forse alla sorellina, la cui mano stringe nella sua destra, forse a noi che passiamo, forse alla vita che le si apre davanti e che lei pare affrontare senza tante paturnie. 
Chissà.
Nella mano sinistra ha una cavezza.
Della mucca che sta conducendo al pascolo la mattina presto.

La foto più bella non è stata scattata.

Saltellando sul pietrame le moto avanzano a fatica lungo la strada verso il confine afgano e la Wakhan Valley; questa fertile e feconda valle inizia già ad annunciarsi con larghi canali d'acqua e pianori verdeggianti.
All'improvviso li vedi tutti e otto, sono sette maschietti ed una femmina.
I sette ragazzini, tra gli 8 ed i 10 anni, sono tutti nudi e sguazzano felici ed innocenti nell'acqua fresca di una larga e limpida pozza  formata dal canale che costeggia la carrareccia.
Ti vedono e sorridono ancora di più, gli spruzzi ora non sono solo tra di loro ma pure verso di noi.
Immagine di  una perfetta giornata di svago estivo.
Lei è invece più tranquilla, semi immersa nell'acqua a rinfrescarsi le larghe mammelle.
Loro a volte la spruzzano ed accarezzano, giocano con lei tirandole la coda. Lei scuote la corna un po' seccata, sembra dire ...ok ragazzini, la scusa per venire a fare il bagno era di condurmi al pascolo ma non rompetemi troppo...
Vorresti fotografare queste immagini di assoluta felicità ma vieni frenato dal dubbio che qualcuno, qui od a casa, ti creda un pedofilo.
E così, di quel bellissimo momento, Vi bastino solo queste righe.

La fiducia (parte due). L'importanza della chaikhana.





La Chaikhana è, propriamente, la sala da tea, il luogo più frequentato dell'Asia Centrale dove puoi appunto bere una tazza di "chai" ma pure mangiare quello che vuoi e, magari, schiacciare un pisolino.
Non paragonatelo ad un autogrill però, tutti fuori paese ed a socialità zero. Queste invece le trovi tutte nei centri abitati;  fare due chiacchiere con uno sconosciuto avventore è poi  quasi inevitabile.
In tutti questi locali non ci sono sedie, i tavoli sono bassi e poggiati su ampi basamenti rialzati in legno, muniti di baldacchino e guarniti da tappeti e cuscini.
Tu non ti siedi a mangiare o bere, ti sdrai comodo in una di queste tante postazioni riservate che, nomen/omen, vengono chiamate chaikhane.
In una di queste, affrontiamo al Tat Mirzo Guesthouse l'emergenza delle due moto; siamo al fresco, con una birra nella destra (qui sono mussulmani ma non troppo integralisti) e nella sinistra le varie albicocche che cadono dall'alto
Di colpo i problemi sembrano minori.
Abbiamo subito chiesto a Saidmamad, che è a Dushanbe, se trova un auto a noleggio ed un mezzo per portare le 2 moto a Bishkek dal nostro meccanico Ali.
Già questo rende tutto meno angoscioso e, infatti,  per sera Saidmamad ha  pronte le proposte.
Che però non sono più necessarie, perché si sono risolti i problemi alle moto.
L'Africa Twin, forse pure lei più rilassata dall'ambiente, non ha più i problemi elettrici che parevano provenire, ancora una volta, dalla pompa di benzina. 
Per la Vecchia Bastarda invece i problemi erano molto più seri e meccanici, da qualche giorno si avviava solo a due cilindri (ne ha tre però) e, solo dopo notevoli nuvole di fumo, riprendeva il regolare funzionamento.
Quella domenica a mezzogiorno, invece, funzionava solo a due e, inoltre, dal motore provenivano strani rumori di trascinamento.
Non per sfiducia ma per semplice presa d'atto, io ero cmq sereno e dicevo ai miei...dopo quasi 300mila km cosa posso chiederle di più...e poi immolarsi sul Pamir  è un bel modo per finire la carriera.
C'era invece Omar che aveva più fiducia di me.
Se per lui Silvio è il Maestro per la meccanica di moto, Omar è allora il mio Maestro.
Che mi dice tranquillo che forse il problema nasce solo dal poggiare sempre la moto sul cavalletto laterale (carica com'è sul centrale è difficile) e si sa  che, ripartendo dal laterale tutte  le serie K rilasciano un piccolo sbuffo di fumo, segno della combustione di qualche goccia di olio motore entrata nei cilindri.
Omar ritiene che il motore abbia, inevitabilmente, le fasce elastiche ormai deboli e che, dopo una sosta sul laterale, siano ora molto più  abbondanti le quantità di olio motore nei cilindri; ciò allora avrà imbrattato eccessivamente le 3 candele.
Le cambiamo e, in un attimo, la Vecchia Bastarda emette perfettamente il rauco sibilo che la caratterizza.
Omar, oltre alle conoscenze,  ha avuto più fiducia di me.
Allora in questi ultimi giorni di Pamir la Vecchia Bastarda canta ancora  il suo inno alla Gioia motociclistica.
Prima o poi capiterà.
Ma il momento non era ancora questo.

La fiducia (parte uno).

Con lui, Saidmamad,  non ci siamo mai incontrati, il nostro contatto è stato solo su internet, con mail e messaggi whatsapp scambiati da metà  giugno. 

Lui è tagiko ed il sito della Sua agenzia 'Discover The Pamirs" ci diede un'ottima impressione.

Avevamo bisogno dei visti GBAO, della Regione autonoma del Gorno- Badachsan (è curioso ma è così, il Tajkistan non prevede più visti per ingressi a scopo turistico. Questi  visti li esige ancora il GBAO). 

Ci preventivo' l'onesto costo di 30 euro cadauno (lo scorso anno ne pagammo 100 cad.) e gli inviammo subito i docc nostri e delle moto;  il problema fu come versargli almeno un acconto.

Ci scrisse che non aveva ancora un conto  per ricevere bonifici dall'estero e ci saremmo organizzati a visti fatti; in pratica anticipo' lui le relative spese.

Ricevuti i visti, rimase però irrisolto il modo per pagargli i 120 euro del compenso dovuto e, non ricordo più chi lo propose, alla fine si concerto' che li avremmo versati solo una volta arrivati in Pamir; non a lui però, che era nella capitale Dushanbe, ma a Suoi conoscenti in Khorog, cittadina da dove avremmo iniziato il nostro giro di ritorno.

Lui ebbe quindi grandissima fiducia in noi.

Quella domenica mattina, svegli all'alba e già  stanchi morti si dovette decidere se, nonostante tutto, passare ugualmente da Khorog. Nulla era andato per il verso giusto il giorno prima; la Vecchia Bastarda si era ritrovata per strada con il telaio spezzato e l'eccellente e rapida saldatura poi rimediata, ci aveva cmq fatto perdere, tra una cosa e l'altra, una mezza giornata preziosissima.

Eravamo diretti alla Wakhan Valley lungo il confine afgano, passare da Khorog comportava una perdita di  almeno 4 ore; tempo che per noi iniziava a scarseggiare.

Non passare da Khorog comportava però rimangiarci l'impegno preso con Saidmamad. È chiaro che gli avremmo versato i soldi una volta rientrati in Italia ma, nel frattempo, su di noi avrebbe pesato un grande e spiacevole  punto di domanda.

Rispettammo quindi l'impegno ed alle ore 11 consegnammo i soldi nelle mani di Fazila e Baka, coniugi gestori della graziosissima Tat Mirzo Guesthouse. 

Non ci  fu verso di rifiutare il tea con torta e biscotti, servitoci sotto un fresco frutteto dalla gentilissima sig.ra Fazila.

Alle 12 si saluta e si parte ma dopo 10 minuti, incredibile, si bloccano contemporaneamente  per strada sia la Vecchia Bastarda che un'Africa Twin.

Che fare? Di domenica peraltro.

A Khorog conosciamo solo i coniugi Baka.

Torniamo quindi, mogi mogi, alla Tat Mirzo Guesthouse.


martedì 5 agosto 2025

Alle porte del Celeste Impero. L'economia mondiale vista dai 4.300 mt. del Kulma Pass.











Già nel 2012 ci era piaciuto arrivare a ridosso del mitico Passo Torugart, famosissimo posto di frontiera per l'ingresso in Cina.

Quest'anno abbiamo invece dedicato un giorno per arrivare al piccolo e semisconosciuto Passo Kulma, unico posto di frontiera tra Tajkistan e Cina, aperto nel 2014.

Da qui è ammesso pure il passaggio di turisti occidentali; da qui dovremmo passare il prossimo anno per accedere alla Karakorum Highway, diretti in Pakistan e poi India (conflitti di frontiera permettendo).

Da Murgab prendiamo quindi una valle laterale che si rivela completamente desertica; la sabbia, finissima e di tonalità molto chiara quasi bianca,  è dappertutto e rende non facile il percorso, con devastanti tratti di toule ondule.

Essendo una vastissima steppa priva di ostacoli naturali, non c'è una sola pista ma innumerevoli e, come per l'orto del vicino, pensi sempre che quella che hai scelto sia meno agevole di quella a fianco.

Il vento è forte e solleva dense nubi  e mulinelli di sabbia; in poco tempo siamo tutti imbiancati.

Guardatelo su Google Earth e vedrete come il Kulma Pass  sia davvero secondario, posto su una direttrice, quella della Pamir Highway, quasi inaccessibile per il clima estremo e le sterrate impercorribili.

Eppure da questo passo abbiamo personalmente visto, in entrambi i sensi, decine di camion, in gran parte bisarche stracolme di automobili nuove di zecca. 

Di produzione cinese.

Le bisarche che venivano dalla Cina erano quindi super cariche, mentre quelle che vi tornavano erano vuote.

Questi possenti giganti marciavano a 5/10 kmh tra le piste di sabbia, sollevandone a colonne; uno spettacolo di enorme fatica, destinata perlopiù a servire il piccolo mercato auto tagiko (per le varie repubbliche "Stan" la Cina usa la ormai pronte autostrade a 4 corsie in Uzbekistan).

Quando nel 2010 iniziammo a conoscere l'Asia Centrale il mercato auto era molto semplice: il consumatore di lì voleva un'auto europea usata.

Ora non è più così e l'impressione, vista da questo secondario passo montuoso, è quella di una ben organizzata "aggressione" da parte dei cinesi e di un gigantesco granchio preso dall'industria europea.

La nostra "gita"  ha poi un epilogo spiacevole, fermi nella sabbia un paio d'ore per cambiare la pompa della benzina di un'Africa Twin.

Quello stesso pomeriggio, ma lo scopriremo solo il giorno dopo, è pure pronta la trappola per la Vecchia Bastarda.