domenica 31 luglio 2016

Stump! Il timbro (l'ultimo e non ci speravamo più) viene apposto con piglio deciso e burocratica nonchalance. Quando dalla finestrella della garritta tu, che nemmeno hai il diritto di vedere il viso del doganiere, riesci a scorgerne le mani che ripiegano il libretto della moto e lo infilano con altri due misteriosi fogli nel passaporto, tu sai che hai terminato il tuo calvario dopo esattamente tre ore e quarantacinque minuti! Già nel 2014 la frontiera russa verso San Pietroburgo mise a dura prova la pazienza mia e di mia moglie Nadia, peraltro angosciati dal rischio che si scoprisse (come noi avevamo fatto solo pochi minuti prima) che la moto sostituiva avuta da BMW mancava di una carta importante. Questa del 2016 è stata prova ancor più snervante; metteteci poi che, sbagliando, avevo convinto Omar e Renato a non far colazione (tanto troveremo da farne al confine..avevo detto per sveltire l'abbandono del nostro bungalow) mentre invece, oltre alle carte ed al nostro fegato, nulla abbiam trovato da poterci mangiare. Ora comunque la Russia era sotto le ruote delle nostre moto che ronfavano soddisfatte a 130 kmh in una campagna bellissima e sotto un cielo reso magnificamente terso da un violentissimo temporale (scatenatosi dopo che i nostri stomaci vuoti ed enormi nuvole color pece, ci avevano convinto alla sosta per un pasto). Il pomeriggio e la sera sono poi trascorsi in circa 500 km fatti in direzione (giusta) verso Volgograd ma pure alla ricerca (vana ed un poco dispersiva) di un motoraduno segnalatoci da un giovane ed entusiasta motociclista russo (sono maestro di sci..sono stato in val di fassa ..bellissima). Il risultato è stato che a notte fonda i nostri piccoli fari frugavano nel buio dei boschi alla ricerca di una branda.