lunedì 7 agosto 2023

Un aggettivo perfidamente ammaliante.





È noto il meccanismo psicologico dell'essere attirati da ciò che, nel contempo, ci spaventa molto. Quindi fummo subito intrigati  nel leggere che la zona del Tusheti, estrema Georgia nord orientale proprio al confine con la Cecenia ed il Daghestan, era meravigliosa ma con strade percorribili solo con auto fuoristrada 4x4. Già questo ci affascinava e, in fin dei conti, le nostre moto erano, o pensavano di essere, degli enduro; ritenevamo quindi di possedere mezzi adeguati. Non fu però quella considerazione a convincerci ma quanto indicato a pag. 98 della Lonely Planet del 2016. Qui si parlava dello "spaventoso" Passo Abano, posto a 2900 mt. Quell'aggettivo ci strego', conquistandoci irreversibilmente come la più seducente ed ammaliante delle sirene. Visto quanto si diceva in premessa, qualcuno affronto' il valico con desiderio ma pure con enorme strizza. La strada sterrata è veramente tosta e sono ben 72 chilometri. Il primo tratto nel fondo valle è tutta una pietraia tra gole cupe e strettissime, poi quando la strada inizia a salire, si inerpica con pendenze estreme sui fianchi delle montagne. La  strada grigiastra si stende come un nastro, tagliando cromaticamente  manti erbosi di un verde scintillante ed incontaminato. Nessuno, uomo od animale, potrebbe avventurarsi su questi pendii quasi perpendicolari alla strada: si finirebbe inevitabilmente di sotto in pochi secondi. Giunti al passo si è quasi a metà strada, giusto il tempo di far due parole con una ragazza molto simpatica, che in buon inglese ci illustra i vari tipi di torte e cachapuri (la buonissima focaccia salata georgiana) cucinati da lei e dalla mamma. Li vende in una baracchetta di pochi metri, squassata dal vento ma ingentilita da qualche pallet posto a mo' di tavolino, da dove, con seggiolini di fortuna, ti gusti una vista spettacolare, davvero unica da ambo i versanti. Poi inizia la discesa, tra le spire tortuose e ripidissime della sterrata. Per un po' la difficoltà è solo questa, si aggiungono poi vari ed estesi tratti di fango colloso e viscido come sapone. Ci abbiamo messo un intero pomeriggio ma ne valeva davvero la pena (date un occhio alle nostre foto e filmati ma pure ad internet). Rimarrà un ricordo indelebile nei nostri cuori e pure una virtuale e gloriosa mostrina sui nostri petti, gonfi di malcelato orgoglio. Al piccolo villaggio di Omalo troviamo pure una eccellente guest house, con buone pappe e letti di candido piumino. Nonostante la stanchezza per qualcuno la notte fu però insonne, con agitata  veglia nella quale rifare mille volte il percorso del ritorno. La mattina dopo, infatti, dovevamo tornare sui nostri passi.  

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