giovedì 9 maggio 2024

Altro giro altro regalo.

Ormai è già passata la prima ora del giorno 9 maggio; sono mesi che ci pensi e lo declini in vari modi:9524, 09052024, nove maggio 2024, novemaggioduemilaventiquattro e via di seguito.

Pareva non arrivasse mai e adesso ne hai già sprecata la prima ora, che forse non sarebbe male dormire. 

Ed invece sei sveglio ed inquieto; ti hanno strattonato di qui e di la le solite tribolazioni del lavoro fino all'ultimo, i pensieri dell'aver preso tutto, previsto tutto, sognato tutto. Ti punge il dispiacere di lasciare i tuoi affetti, di farli stare in pensiero, di lasciar loro le rogne mentre tu...

Tu vai ed hai voglia di andare come pure di restare, è una cosa strana che ti lascia nel limbo fino all'ultimo ma poi, fra poco, tutto si chiude. Un bacio, l'ultimo controllo e via.

Voleremo a Yerevan, si arriverà a notte tarda forse all'alba, poche ore di sonno che ti imponi per non rimpiangerle poi per strada ed ecco che siamo da Padre Elia. Un saluto, tanti abbracci, una capatina all'altare per salutare il Capo, una spolverata alle moto che si stiracchiamo dal sonno. Il Caucaso ci aspetta, dovremo varcarlo dal confine georgiano per arrivare  in Russia, al Mar Caspio, alle pianure malmucche dove il delirio bellico di Hitler venne soffocato a Volgograd  dalla tenacia dei combattenti e del popolo russo. Oggi, poco lontano, si combatte ancora e tu non capisci perché cazzo succede ancora, ed ancora, ed ancora.

Domani partiamo e vediamo che ci riserva la strada davanti a noi; la nostra metà è Samarcanda.


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