sabato 11 maggio 2024

San Giorgio




Siamo in alto, talmente in alto che la gran parte delle nuvole è sotto di noi; c'è ne sono molte altre anche sopra le nostre teste,  però.  L'irta e sconnessa strada caucasica verso Stepantsminda è viscida, devastata e zeppa all'inverosimile  di camion, bestioni stracarichi che, da/per la Russia, arrancano lungo  la  stretta strada militare dei tempi dello zar, improvvisamente esplosa dal 2022 in fondamentale direttrice commerciale delle merci che aggirano, con la Turchia nel ruolo di player principale, gli embarghi commerciali contro Putin.

La visuale è scarsa ma il poco che vedi è già molto; le cime maestose (qui ci sono un paio di 5mila cui il Monte Bianco fa solo solletico) discendono a valle a strapiombo, con pendenze vertiginose. In valli strettissime e canyon, si incuneano torrenti spumeggianti  che tagliano  netti le masse di neve ancora abbondantissima.

Improvvisamente una struttura ad anfiteatro, di chiaro stampo CCCP ma decorata in modo affascinante,   si affaccia su una delle gole più spettacolari. Armonici archi si aprono con  balconate panoramiche sull'orrido e, nonostante un po' di folla e le immancabili bancarelle, riesci a gustare il tutto. 

Al proprio interno, il ventaglio in  cemento armato è un'esplosione di colori. La figura dominante è San Giorgio, il martire soldato, il santo che forse più di tutti incarna e simboleggia la lotta, la battaglia contro il male, contro i cattivi, sempre in lotta con i tanti draghi che ci riserva ogni epoca.

Non è un caso che i georgiani abbiano il suo nome, che la loro patria si chiami come lui.

Mattacchioni ma pure fieri combattenti come pochi. 

Bella gente questi georgiani.

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