lunedì 31 luglio 2017

Quando sono gli altri a farti la solita domanda...ma non andate un po' a cercarvi i pericoli...tu minimizzi e spieghi che tuttavia... Quando però sei tu che ti stai facendo la stessa domanda allora...allora vuol dire che...sono cazzi! E' sabato pomeriggio e siamo tutti e tre imprigionati in un fango mai visto. Mostruosamente vischioso e scivoloso, dotato pure di tale collosità che sotto gli stivali hai una soletta aggiuntiva di almeno venti centimetri che non riesci assolutamente a togliere. Alcuni resoconti di viaggi in Mongolia parlano delle grandissime difficoltà dei terreni imbevuti di pioggia. Quando quindi il navigatore di Renato ci ha detto di lasciare l'asfalto per quel largo sterrato dall'aspetto poco rassicurante, ci siam detti che, pur essendo ancora in terra russa, prima o poi dovevamo sperimentare pure noi questo problema. La cosa è stata enormemente impegnativa, vi basti pensare che la presa del fango era così tenace che abbiamo dovuto smontare i parafanghi anteriori, visto che le ruote erano del tutto bloccate. Dopo un'ora di questa fatica di Sisifo abbiamo deciso di tornare indietro. Quella era forse una scorciatoia che, gentilmente, il navigatore voleva offrirci. Forse. Oppure era uno scherzo, una premonizione del destino. Il tutto ha aperto larghe crepe nel nostro ottimismo ma poi, con una scrollata di spalle abbiamo pensato, da bravi sciocconi,...una soluzione la troveremo.

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