venerdì 16 settembre 2022

Da Nemrut Dagi al confine iraniano

Abbiamo dormito di sasso la notte trascorsa  nell'hotel (una locanda più che altro) a Nemrut Dagi a 2000 Mt. Cena serale e frugale, in stile "rifugio CAI", e poi alle 22 viene spento il generatore: tutti a nanna, a coccolarsi nel piumone che nel pomeriggio ti pareva esagerato. Il giorno successivo bussa poi prepotente alle finestre, il sole già alle 6 è pieno di vigore e, anche se la temperatura non raggiunge i 10 gradi, dopo una veloce colazione si fissano i bagagli con le cinghie e si parte. Alle  7.30 affrontiamo i vari tornanti in discesa e, giunti a valle, si punta a nord est, affrontando un'altra  valle, bella ma stretta ed impervia (molto simile alla nostra Lunigiana) circondati da potenti formazioni calcaree di colore rossastro. La valle termina con un magnifico castello arabo del 1500, avanti al quale gustiamo caffè turco e ciai (così chiamano il tea da qui a Pechino) con un cesto di fichi che il titolare del bar raccoglie apposta per noi, salendo sulla rigogliosa pianta che ombreggia il suo modestissimo ma super panoramico esercizio. La mattinata ed il pomeriggio vengono spesi nell'anche oggi tostissima tabella di marcia. Vorremmo dormire a Dogubeyazit ma sono quasi 700 km, sappiamo che sarà molto difficile. Cediamo, già con  buio avanzato, facendo tappa ad Agri, solo 90 km prima di quanto si era  previsto sulla carta. Bravi! 

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