Svolti e, percorsi non più di 30 Mt, ti pare di essere entrato in una macchina del tempo.
Una vecchina trascina dietro di sé una grande fascina di frasche, poco più avanti un uomo avanza cavalcando un asinello che è carico di un bilanciere in metallo, contenente, da ambo le parti, piccoli tronchi di legna. Nei campi a fianco, varie persone accovacciate lavorano a mani tra i germogli di patate. La strada è in realtà uno stradello, mezzo sconnesso e mezzo sterrato che, pian piano, si inerpica sui monti Tauri. Qui inizia il nostro viaggio verso la Mesopotamia. Qui, ancora una volta, la Turchia ci mostra il volto bicefalo di una nazione quasi aggressiva nel suo slancio di modernità ma altrettante tenace nel mantenere una dimensione agreste, quasi del secolo scorso.
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