sabato 24 settembre 2022

Le storie di Arthur, Gor, Eva e degli altri 9. O di Madre Uberta con le sue consorelle. O di Padre Elia e di San Lazzaro degli Armeni.

Oggi è una di quelle giornate in cui ti senti sempre le farfalle nello stomaco per la commozione che hai vissuto. E ti senti pure una m...per le fisime che ti poni senza capire gli enormi vantaggi che hai avuto già solo nascendo. 
Semplicemente nascendo. 
Così e non cosà.
Lì e non là. 
Arthur è nato cosà e là. 
Eppure è felicissimo quando riesce a farsi mettere sulla moto-giocattolo elettrica per mostrarci la sua perizia nel manovrarla. Lui, chissà come, ha da sempre una vera passione per le moto. È felice nel vedere le foto delle nostre moto e quelle di noi sulle nostre moto. 
A spasso, in viaggio per divertirci.
Arthur ha circa 6 anni e sprizza entusiasmo da tutti i pori. 
Eppure non può camminare e si sposta su di una carrozzina. Un busto poi, rigido e certo anche spietato, gli serra il corpicino dal cuore alla cintola.
Eva, Gor e gli altri 9 bambini stanno molto peggio di Arthur. 
Tutti loro vivono nella modesta ma   linda casa al n. 37 di Nork Marash Street 7, Yerevan (Armenia). 
Li abbiamo conosciuti oggi grazie a ieri. 
Grazie a qualcosa di strano che ieri  era nell'aria e che ha incrociato le nostre voci con i lontani anni di studio in Italia di Stella Maria. 
Ieri lei ed alcune sue sorelle hanno voluto portare due giovani volontarie  in gita al lago Sevan. 
Il sole stava tramontando e noi, dopo la visita al monastero, eravamo già in sella, che la capitale era ad un'ora di strada. Ci siamo detti qualcosa ad alta voce, per superare il rombo delle moto. E Stella Maria, dall'altra parte della stradina, ci sente e ci dice stupita..ma siete italiani?..io ho studiato un po' da voi, ecco Vi presento Uberta ed Edith. Ci conosciamo così, facendo due parole,  i caschi in testa, in uno stradello polveroso, con noi che cerchiamo di dir loro che, si, stavamo cercando proprio loro. Stavamo cercando proprio qualcuno che ci facesse sentire ancor più di m...di quando vedi Arthur ed i suoi 11 amichetti. Che Uberta, Stella Maria, Edith e le poche  altre sorelle rimaste a Yerevan con i bambini, sono Sorelle della Congregazione di Madre Teresa di Calcutta. 
Sono qui, in un paese straniero ad assistere 12 bimbi ipersfortunati che, oltre a nascere con enormi problemi fisici, sono pure stati subito  rifiutati dai genitori. 
Che non hanno più visto. 
I loro genitori sono Madre Uberta, le sue consorelle ed alcune volontarie, anche italiane, presenti a turno. 
Madre Uberta ha scelto di essere lì. 
Noi, senza scegliere, siamo nati sani e nel ricco mondo occidentale. 
Chiamatela come volete, dite pure che sarà una pelosa e cinica solidarietà.
Sarà anche vero. 
Però noi l'anno prossimo torniamo ancora al civico 37 di Nork Marash Street 7, Yerevan (Armenia). 
Torneremo portando tutto ciò che saremo riusciti a raccogliere. 
Se qualcuno di Voi si unisce a noi, porteremo qualcosa di più. 
E infine c'è Padre Elia. 
Ci ha mandati da lui Madre Uberta, gli abbiamo stretto la mano tre ore fa. Lui, un uomo dal viso che pare tagliato con l'accetta, lo sguardo di viva intelligenza, il carisma di chi sa gestire il potere senza farsene irretire, ci ha raccontato qualcosa della sua infanzia di armeno nato in Siria e poi degli anni di severo e sodo studio a Venezia, a San Lazzaro degli Armeni. Qui, come in pochissimi altri luoghi al mondo, si sono raccolte le forze, le scritture, la fede, le tradizioni che rischiavano di disperdersi nella terribile e millenaria diaspora armena. Qui si sono annodati i fili di altre storie che avevamo letto ne "Le terre di Nairi" o "La masseria delle allodole".
Padre Elia, lo si comprende all'istante, ha talenti da vendere. 
Ha scelto di impiegarli non a proprio vantaggio ma per la sua fede e per il suo popolo. 
Guardi il luogo semplice dove vive, ascolti di che impegni si è fatto carico. 
Ed ancora una volta ti senti di non meritare e di sprecare le fortune che hai avuto. 

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