martedì 15 agosto 2017


...il tempo è trascorso in abbondanza ed Omar non è ancora tornato. La cosa è strana perché il percorso è breve. Mi giro per gridare a Renato che è bene che noi si torni indietro a vedere e...Renato non c'è più (diremo poi della sua dissennata scelta). Ho già una certa inquietudine ma devo tornare indietro perché son certo che Omar abbia avuto dei problemi alla moto: lo troverò per strada, insabbiato o con un guasto. Avanzo verso le baracche con l'occhio sempre speranzoso di trovarlo; le piste sono però vuote, vicino ai cespugli nessuno. L'ansia cresce a dismisura fino a divenire una frustata di paura quando, superato l'ultimo gruppo di cespugli, tra me e le baracche ci sono solo trecento metri di sabbia. Vuoti. Senza traccia di Omar. Sarò stato sotto stress ma in quel momento, scartata a priori l'ipotesi che Omar fosse tornato indietro senza vedermi, mi convinco ci sia una sola, terribile, soluzione. Omar è trattenuto in cascina contro la sua volontà! Mi faccio già il film, lui che torna e non trova la macchina fotografica mentre c'è Amurbek che diviene subito principale sospettato, colluttazione tra i due e... ecco spiegato il ghigno alla Shining del nostro strano venditore di benzina. Così decido di non arrivare fino in fondo e, tenendomi a distanza di tiro di schioppo (l'ho calcolato davvero), faccio un giro completo delle misteriose e vuote baracche. Non c'è anima viva. Non c'è nemmeno la moto e questo, con uno sforzo di maggior lucidità, mi convince che sto sbagliando tutto. E' impossibile che Amurbek abbia potuto far sparire in poco tempo non solo il pilota ma pure la cavalcatura: Omar quindi non è lì e, per qualche strana ragione, non è ritornato sui suoi passi. Riprendo quindi, ovviamente solo e sempre molto preoccupato (dove sono finiti quei due), la pista verso la lontana Ulaangom...

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