giovedì 3 agosto 2017

L'autocarro bestiame, uno Uaz degli anni '50, nella mattinata arranca traballando e sbuffando lungo la carrareccia sterrata, in realtà una vera pietraia, a circa 1800 metri. Nel cassone scoperto, quello solitamente per gli animali, sono in tre, due uomini ed una moto; una delle due persone è un locale che con animo allegro si gode la gita imprevista. Gli altri due sono di umore nerissimo: la Vecchia Bastarda e chi scrive. Lei si sente un cavallo azzoppato. Lui pensa che sia arrivato il capolinea e che, forse, è molto meglio qui che altrove; prevalgono però il magone (dopo 30 anni, tante avventure..) e le preoccupazioni pratiche (come sarà il certificato di morte, la cremiamo o inumiamo...e le scartoffie doganali, il viaggio...). Facciamo un passo indietro al pomeriggio precedente. Lasciato il gruppo di case, non si può chiamare paese, di Hotgor, arriviamo al valico sovrastante, sul quale pencola al forte vento un cartello stradale arrugginito, su cui sono appiccicati due adesivi di motoviaggiatori. Applichiamo orgogliosi pure il nostro di Dusty Roads e guardiamo le due vallate sottostanti, quella già percorsa del lago Achit Nuur e quella in cui dovremo scendere e che ci porterà ad Ulaangom. Ad Hotgor il benzinaio ha risposto, scrivendo, alle nostre domande gestuali. Ha scritto sulla mia mano (blok notes di fortuna) 115 e cioè i chilometri alla meta e 4 cioè le ore necessarie. Quattroorequattro per poco più di un centinaio di chilometri: media di 30 all'ora, che poi è quella di tutto il giorno. Cioè tanta fatica e tante tante pietre, mancanti queste, sabbia fine ed ancor più insidiosa. Sono passate le 17 minaccia pioggia, siamo soli e bene che vada, partiti alle 7 di mattina, arriveremo a notte fatta ad Ulaangom. Ripartiamo perché questo si deve fare. Poco dopo un crak spaventoso accascia la BMW tra rumori di ferraglia e stridii di ogni tipo. Dopo pacche e botte in ogni dove, dalla Patagonia al fondo della "buca" dell'Elefantreffen fino ad ogni angolo dell'Asia Centrale, il supporto che fissa l'ammortizzatore al forcellone, si è rotto le balle ed ha ceduto di netto. D'altronde lui, tetesco di cermania, aveva da tempo inviato debita diffida scritta, lui era stato progettato per una stradale sportiva. Certe cose fatele fare alle cugine; quelle stronzette, boriose ed un po' fighette delle GS. Il pasticcio è grave e non solo perché siamo in tanta malora ma perché del bullone resta un metà spezzata nel forcellone; forse anche in Italia una riparazione non sarebbe facile. Piove solo o sono anche lacrime, non lo sapremo mai, resta il fatto che dobbiamo abbandonare la Vecchia Bastarda sul ciglio di un dirupo, per cercare un riparo per la notte e la pioggia.





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