Entriamo nella gher e la scena pare costruita ad arte: su uno degli otto letti posti su tutta la circonferenza, dorme profondamente una bimba. E' Ajsha, circa tre anni, la cuginetta della malata. La sua carnagione è molto scura, i lunghi capelli neri corvini le formano una corona intorno al viso; intorno e su di lei coperte e drappi di colore rosso od amaranto, con ricami dorati od azzurri. E' magnifica! Pare una di quelle belle bambole che anni fa ornavano i letti delle case delle nostre campagne. Una volta sveglia e rotta la prima timidezza con noi, la bambola si rivela un vero terremoto. Questo aumenta ancora di più quando, dopo cena (plov mangiato - fortunatamente con cucchiai - dal piatto comune) ci fanno visita dal vicino paese, Mariam con genitori e sorella. La piccola malata ha circa cinque anni ed è vivacissima; le sue manine hanno la pelle avizzita ma, fortunatamente, la mobilità è quella già descritta dallo zio. La piccola è stata accolta e curata in Italia grazie ad un gruppo di italiani, credo friulani, che ne hanno saputo la storia da un loro conoscente, pure lui "accalappiato" lungo il tragitto del Mongol Rally dal buon Bata ed ospitato nella yurta. Mentre Mariam conta orgogliosamente fino a dieci in italiano, ci vengono mostrate innumerevoli foto della degenza italiana della piccola, sempre circondata da persone che rivelano grande affetto verso di lei. Ci sono anche molti momenti casalinghi, quando probabilmente la degenza non era necessaria. Di tutto l'affetto e la professionalità che Mariam ha avuto in Italia siamo stati dunque casuali testimoni, come della enorme, stupita, riconoscenza della famiglia e della comunità che l'hanno ricevuta. In questo sperduto lembo di Mongolia è altissima l'ammirazione per l'Italia e gli italiani. Noi siamo felici ed orgogliosi di avervi potuto narrare questa storia e cercheremo di darvene poi informazioni più precise, portando a questi nostri connazionali il ringraziamento di Mariam e pure quello di noi tre.