venerdì 11 agosto 2017


MdM 5. Ci sono, a volte, attimi che restano impressi così intensamente da riuscire a divenire, più di tante altre sequenze, quasi il sugello, la sintesi di una intera vicenda vissuta. Questo che vi raccontiamo è uno tra i più fortemente simbolici del nostro viaggio in terra mongola. E' quasi sera e siamo ancora per strada in Mongolia Centrale, tesi nello sforzo di arrivare finalmente a Songino. Già nel pomeriggio ci ha abbandonato l'asfalto e siamo tornati al percorso sulle piste sterrate, molto più affascinante ma parimenti molto più stancante. Il sole non è ancora calato completamente e tutto si trasfonde nel velo rosato del tramonto. Alcuni colori si ravvivano, altri sono più cangianti e in questo quadro già bellissimo, nel sormontare una lieve collina, ecco che veniamo ad incrociare una mandria di cavalli.
Loro, circa una ventina e dal mantello marrone scuro stanno risalendo la collinetta dal versante opposto, marciando all'incirca nella stessa nostra direzione; veniamo così a sorprenderci gli uni con gli altri.
I più spaventati sono ovviamente loro che scartano in blocco in una pista laterale e posta sulla sinistra della nostra. Calvalchiamo entrambi (perché pure noi abbiamo i nostri destrieri...) affiancati per un paio di bellissimi ed interminabili minuti.
Sono magnifici, il loro mantello è scurissimo e le groppe sudate rilucono sotto i raggi color ambra del tramonto; le lunghe criniere sono nere e setose (complimenti ragazzi, che shampoo usate?): rimaniamo incantati a guardarli e rallentiamo un poco il nostro già calmo procedere.
Loro, più rassicurati, aumentano il galoppo e, con  la polvere sollevata dai loro zoccoli che crea una tremula e traslucente cortina,  scompaiono dalle quinte superando un dosso.
Creature nobili e ieratiche, con la loro improvvisa e magica apparizione chiudono come in un bel sogno la nostra errabonda giornata mongola
Applausi a scena aperta!
Sipario.

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